martedì 16 maggio 2017

LE MAPPE NELLA STORIA


I Romani

L’agrimensura, cioè la misurazione dei campi, ebbe grande importanza nella civiltà romana per definire i confini delle nuove città che venivano fondate e per delimitare gli appezzamenti da assegnare a coloni e veterani. Tale operazione veniva effettuata da esperti, detti mensores, “misuratori”. Le carte (formae) venivano elaborate su bronzo o marmo e riportavano il disegno delle terre misurate e le caratteristiche del territorio: aree montuose, fiumi, boschi, ecc. Le più originali creazioni cartografiche romane sono gli itineraria, che potevano essere dipinti (picta) o scritti (adnotata), a seconda del contenuto informativo: in forma disegnata con figure e simboli nel primo caso, in forma scritta nel secondo. Gli itineraria nacquero come strumenti per le campagne di guerra: indicavano le distanze, la qualità delle strade e le possibili difficoltà morfologiche. Essi vennero elaborati anche per scopi civili ad uso di funzionari imperiali e di privati viaggiatori. In questi itineraria erano riportate la rete viaria, le stazioni di sosta (mansiones) e di ristoro (tabernae) con le distanze intercorrenti tra queste e le città.

Curiosità

Il capolavoro della cartografia romana è la Tabula Peutingeriana: una carta disegnata probabilmente a metà del IV secolo, copiata nel pieno Medioevo (XII-XIII secolo) e riscoperta nel 1508 da Konrad Peutinger, dal quale deriva il nome. La Tabula è una striscia di pergamena, lunga quasi 7 metri e alta solo 35 centimetri, che rappresenta tutto il mondo allora conosciuto. Si tratta di un mondo deformato, ridotto alla sola dimensione orizzontale e fatto di reticoli stradali intervallati da città, porti, stazioni di posta, in mezzo ai quali spicca Roma simboleggiata da una matrona seduta in trono. Le distanze tra un punto e l’altro di tutte le strade sono annotate come in una moderna mappa stradale.

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