lunedì 18 settembre 2017

LE CIPOLLE DEL RE


C’era una volta, un re che amava moltissimo le cipolle e le coltivava nel suo giardino. Non permetteva a nessuno di toccarle, e aveva fatto una legge per difenderle: “Chi toccherà anche una soltanto delle mie cipolle, sarà condannato all’impalatura”. Avvenne che, un giorno, passò di lì un povero orfano che viveva con la nonna. Vide le cipolle del re e pensò: «Ne porterò due a mia nonna». Ma, le guardie lo sorpresero e volevano condurlo in tribunale. Allora lui le pregò: «Lasciatemi rivedere mia nonna, prima di morire». Le guardie esaudirono la supplica. «Cara nonna, vengo a salutarti prima di essere impalato» disse, commosso, il giovane condannato. «Va bene. Però fai presto. Il pranzo è quasi pronto. Vai a impalarti, e torna a mangiare», rispose la vecchia svanita. Le guardie lo portarono via. Passarono davanti al palazzo del re, mentre stava affacciata alla finestra la principessa, che era una bellissima fanciulla. Quella creatura meravigliosa infiammò di desiderio il condannato. Mai niente l’aveva sconvolto a tal punto! Come lo vide, il re sentenziò, furibondo: «Poiché hai osato toccare le mie cipolle, sarai condannato all’impalatura». Udendo il verdetto di morte, il giovane scoppiò a ridere. «Perché ridi?» gli chiese il re indispettito. «Forse l’idea di morire tra i supplizi ti diverte?». «No, maestà. Pensavo a mia nonna, che mi consiglia un’impalatura veloce per non fare tardi a pranzo. A me, che la vita si accende nel momento in cui sta per essere spenta. E a te, che uccidi gli uomini per far vivere le cipolle. In verità, il tuo cervello non è più grande del mio e di quello della mia nonna». Allora il re gli disse: «Hai ragione. Torna da tua nonna e vivi in pace».

Fonte non specificata

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