lunedì 18 settembre 2017

SUD: IL VOLTO ANTICO DEL BELPAESE.- Trani, la fortezza di Federico II


Trani è dominata dal suo simbolo più distintivo, la splendida Cattedrale, composta dall’unione di tre chiese perfettamente fuse, che si staglia bianca con l’altissimo campanile, tra mare e cielo. La città si impone per la purezza delle linee architettoniche, permeate dell’influenza di Federico II di Svevia, che rese Trani la sua “fortezza marittima”. Tanto la Cattedrale di San Nicola Pellegrino, emblema del romanico in Puglia, quanto il Castello Svevo, sono visibili dal mare, punto di forza della città che appare avvolta dalle onde. Già porto per le crociate, nel ’400 si afferma come importante centro marittimo e di scambio del basso Adriatico, accogliendo un arsenale della Repubblica di Venezia. Dal ’500, quale sito della Regia Udienza, sarà fondamentale sede giudiziaria. Il Castello Svevo, progettato e realizzato tra il 1230 e il 1249 per volere di Federico II di Svevia, nel 1259 fu luogo delle nozze del figlio Manfredi con Elena d’Epiro, che qui fu imprigionata dopo la morte del marito. L’imperatore supportò la comunità ebraica con la costruzione di varie sinagoghe, come la Scola nova, il più antico tempio ebraico in Europa, riconsegnato alla sua funzione originaria solo nel 2005. Nella chiesa di Ognissanti o dei Templari, romanica, presso il porto, si benedicevano i crociati. I moltissimi palazzi nobiliari, arricchiscono il suo già apprezzabile patrimonio.-
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Il Castello di Trani è uno dei più importanti e, nonostante le mutazioni subite, uno dei meglio leggibili tra quelli fatti erigere dall'imperatore Federico II di Svevia a tutela del suo prediletto Regno di Sicilia, ereditato dalla madre, la principessa normanna Costanza di Altavilla.

La sua fondazione, su un banco roccioso di quota sensibilmente ribassata rispetto alla terra ferma e probabilmente isolato fin dall'origine, comportò la distruzione di un modesto avamposto di vedetta, una piccola torre di guardia riferibile ai secoli X - XI, rinvenuta sotto il piano di calpestio dell'attuale ingresso.

Importante caposaldo sulla costa pugliese del sistema castellare Federiciano, nel XIII secolo il più moderno d'Europa, sorge a breve distanza dalla celebre cattedrale, strategicamente collocato al centro di una rada, i cui bassi fondali si sarebbero sempre rivelati un'ottima difesa naturale, sia dalla furia delle onde che da eventuali attacchi sul fronte settentrionale.

Su modello dei castelli crociati di Terra Santa, a loro volta debitori dei Castra Romani, ebbe semplice e funzionale impianto quadrangolare, rinforzato ai vertici da quattro torri quadrate di uguale altezza, paramento esterno a bugnato, un antemurale-muro di cinta percorribile, munito di frecciere e merlato-che delimita tre cortili sui fronti est, sud e ovest, fossato acqueo inondato dal mare.

Passato, col succedersi delle dinastie, prima agli Angioini, poi agli Aragonesi, fu sempre, fino ai nostri giorni, di pertinenza demaniale, tranne un breve periodo (1385-1419), allorché fu assegnato al capitano di ventura Alberico da Barbiano, in grazia dei servigi resi a Carlo III di Durazzo in lotta per la successione con Luigi D'Angiò.

Conservando inalterata la valenza strategica della posizione, nel XVI secolo, con l'avvento delle armi da fuoco, il castello venne adeguato alle nuove tecniche difensive, rispondendo alla diffusa esigenza di rifortificazione delle coste mediterranee dell'Imero doi Carlo V di Asburgo, minacciate dall'avanzata turca. L'operazione comportò l'ispessimento del frone meridionale, meno protetto dalla natura e prospiciente l'aperta campagna, e la realizzazione di due bastioni agli spigoli opposti di sud-ovest (a punta di lancia) e nord-est (a pianta quadrata), assicurando la copertura a fuoco radente dell'intero perimetro della fortezza. Il Castello coprì ininterrottamente il suo ruolo di presidio militare, ad eccezione degli anni 1586-1677, quando fu sede della Sacra Regia Udienza della provincia di Terra di bari, finchè, nel XIX secolo, fu adibito a carcere centrale provinciale, destinazione cessata soltanto nel 1974. Restaurato dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Puglia, dal 1979, è stato aperto al pubblico il 5 giugno 1998. 

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